LITTLE TALK, UN VIAGGIO INSIEME A IMPRENDITORI E MANAGER | INTERVIEW 14

Economia, impresa, attualità, lavoro, finanza: conoscere il mondo del business da vicino, grazie al punto di vista privilegiato di chi vive quotidianamente opportunità e sfide del mercato. Little Talk vuole offrire una lente d’ingrandimento su rapporti economici e dinamiche di mercato attraverso il racconto di imprenditori, professionisti e manager che ci porteranno nel cuore delle loro aziende. In ogni intervista chiederemo di rispondere a 4 domande: una breve chiacchierata per scoprire il mondo degli affari.

 

Oggi a Little Talk intervistiamo Antonio Circelli, Enologo di Casa Vinicola Roxan

Nome: Antonio Circelli

Ruolo: Enologo

Azienda: Casa Vinicola Roxan

Settore: Enologia

Descrizione: Produzione Vini

 

Perché fai questo lavoro?

Credo sia stato il destino a farci incontrare: da ragazzo ho sempre frequentato le cantine per via del lavoro di mio padre ed è un ambiente che mi ha sempre affascinato. Immaginavo l’enologo come un alchimista capace di trasformare un semplice succo d’uva in una bottiglia di vino che potesse essere degustata in ogni parte del mondo. A questo si è aggiunta la mia passione per la terra che, straordinariamente, da una pianta messa a dimora, riesce a regalare splendidi frutti come ricompensa delle nostre attenzioni. Per questo motivo mi sono laureato prima in Agraria a successivamente in Enologia.

Qual è il tuo punto di forza e quello della tua azienda?

Per quanto riguarda me, credo sia la mia voglia di conoscere e di continuare ad apprendere, oltre alla capacità di mettermi sempre in discussione e di dare ascolto a tutti. Mi piace parlare di vino con la gente, anche non necessariamente esperta: le loro osservazioni e considerazioni mi danno l’input per creare un nuovo prodotto.

Fare un vino è una creazione artistica: al pari di un pittore, uno scultore, anche l’enologo deve aver ben chiaro nella sua mente cosa vuole creare.

Tutto parte dal vigneto, dall’uva; è importante scegliere il periodo di raccolta, in modo tale, che tutti gli elementi siano in uno giusto equilibrio all’interno del chicco; solo a quel punto l’uva viene portata in cantina, “quel magico laboratorio” dove quello che hai immaginato prenda forma.

Per quanto riguarda la mia azienda invece, ritengo che il suo punto di forza sia la cura nella scelta delle materie prime, la dinamicità e l’attenzione alle esigenze del mercato.

Da dove deve partire un’azienda per avere successo?

Sono molti i fattori che decretano il successo di un’azienda ma a mio avviso due sono imprescindibili:

In primis la scelta del team aziendale e di tutti gli operatori: nel processo produttivo ognuno deve fare al meglio il proprio lavoro e questo lo si può fare solo se le persone si sentono motivate e gratificate. Nel mio lavoro non è permesso sbagliare, pertanto si deve avere piena fiducia dei propri collaboratori.

Oggi viviamo in un mercato globale e molto dinamico e la capacità di un’azienda di successo è quella di capire le esigenze e le evoluzioni del mercato ed essere capace di soddisfarle. Vi posso assicurare che i gusti del consumatore sono diversi da paese a paese e cambiano nel tempo, bisogna conoscerli, non è pensabile fare un vino che possa andare bene per tutti, ma allo stesso tempo quel vino deve essere sempre rappresentativo del proprio territorio. Vi faccio un esempio, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni duemila, andavano di moda i vini super strutturati, dove l’impronta della barrique era molto evidente, oggi questo tipo di vino non è più così ricercato, al contrario si cercano vini fruttati meno impegnativi di più facile beva, ma in entrambi i casi, la materia prima, l’impronta del vitigno, deve essere ben identificata, si deve capire quel vino con quale vitigno è stato prodotto.

Qual è l’attuale scenario di mercato dove opera la tua azienda? Quali le prospettive?

Le aziende che seguo esportano in tutto il mondo, lo scenario attuale non induce all’ottimismo, stiamo attraversando un periodo di forte contrazione economica a livello mondiale e le cause sono molteplici: il Covid, la guerra in Ucraina, l’aumento della spesa energetica, l’instabilità dei mercati, e tanto altro.

Il vino non essendo un bene di prima necessità, ma tipicamente edonistico risente molto di questo periodo di incertezza. La Francia estirperà circa 9.500 ettari di vitigneti che garantivano la produzione di Bordeaux, uno dei vini più blasonati al mondo: è stato approvato nei mesi scorsi un piano da 40 milioni di euro per la distillazione. La situazione in Italia non va certo meglio, molte regioni stanno chiedendo la distillazione, anche se ad oggi non è ancora previsto nulla.

Possiamo dire che le prospettive non sono delle migliori, ma di periodi non molto felici la viticultura italiana ne ha già attraversati tanti, alla fine però siamo sempre riusciti a venirne fuori, grazie sicuramente alla nostra tenacia, alla capacità di reagire rimboccandoci le maniche, grazie al nostro essere italiani.

Non perdere la prossima intervista!

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